Per la prima volta nella sua storia, la Commissione europea ha deciso di avviare la procedura prevista dall’articolo 7.1 dei Trattati comunitari contro la Polonia. Si tratta di una norma che interviene quando un Paese membro viola “i valori fondamentali dell’Ue” e prevede la sospensione del diritto di voto del Paese stesso, in questo caso la Polonia, all’interno del Consiglio e l’interruzione dei finanziamenti europei.
L’obiettivo è quello di bloccare la riforma della giustizia polacca, che darebbe al ministro della Giustizia il potere discrezionale di prolungare il mandato dei giudici in età pensionabile e di nominare o revocare i presidenti dei tribunali. E’ stata una scelta difficile, quella presa dalla Commissione, ma l’idea che i cittadini polacchi, che sono anche cittadini europei, debbano vivere in un Paese dove la netta distinzione tra il potere esecutivo e quello giudiziario viene annacquata dal governo non è accettabile per nessuno. E’ una distinzione che ci insegnano da bambini a scuola, che parte dal pensiero di Montesquieu e si radica nella cultura dei Paesi occidentali come conquista dei popoli nel secondo dopoguerra.
In Ue non possiamo rinunciarvi. Come non possiamo rinunciare alla difesa dei principi della democrazia liberale. Intanto Jaroslaw Kaczynski, il leader del partito nazionalista di destra al potere in Polonia, ha già fatto sapere nei giorni scorsi che la riforma della giustizia andrà avanti.