Il leader del partito liberaldemocratico britannico, Vince Cable, ha depositato un emendamento per un secondo referendum sulla Brexit. Il motivo? Stando ai recenti sondaggi, non ultimo quello di “Survation” citato proprio da Cable, metà degli intervistati vorrebbe tornare alle urne e avere una seconda possibilità di scelta. L’ipotesi non è una novità, ma l’emendamento formulato dal deputato è il primo passo concreto in tal senso. Del resto la Gran Bretagna stima che il conto per saldare i suoi obblighi finanziari con l’Ue sia compreso tra 40 e 45 miliardi di euro. Non proprio spiccioli. Per farsi un’idea basti pensare che la legge di Bilancio italiana approvata nel 2016 e valida per il triennio 2017-2019, era una manovra da 27 miliardi di euro. Per non parlare dei rapporti futuri, tutti in salita, con il più grande mercato di riferimento della Gran Bretagna, l’Unione Europea appunto.
La notizia dell’iniziativa di Cable mi ha fatto pensare al dibattito in corso in Italia su un tema molto vicino a questo e cioè sulla possibilità che il nostro Paese esca dalla moneta unica. E, ovviamente, alle parole di Di Maio che si è detto favorevole a questa opzione.
Ebbene questa soluzione comporterebbe nell’immediato il disfacimento dei titoli di stato italiani o di aziende italiane contro depositi in euro, nel timore di subire una perdita una volta convertiti in lire. Il governo dovrebbe imporre un limite giornaliero al ritiro di contante, il sistema bancario rischierebbe il collasso, non avendo più accesso al mercato monetario né al rifinanziamento della Banca centrale europea. I tassi d’interesse schizzerebbero a livelli insostenibili. In uno scenario del genere, per aziende e cittadini diventerebbe quasi impossibile ottenere mutui e i rischi per i risparmiatori diventerebbero elevatissimi.
Quadro che fa capire bene come l’idea del candidato premier dei Cinque Stelle sull’uscita dall’euro sia del tutto folle. Ancor più folle è pensare, come ha detto di Maio, di usare il Referendum sull’Euro per trattare con l’Unione. Per stare in Europa da protagonisti, non si agita la minaccia di una scelta che farebbe collassare prima di tutto l’Italia, ma ci si siede al tavolo con la dignità di un grande paese fondatore che fa le scelte giuste per i propri cittadini.